Il vento mi sferza con inaudita violenza. Non riesco a tenere gli occhi aperti che per pochi, fugaci istanti, nei quali vedo il terreno farsi via via più vicino. Sto precipitando, e questi sono i miei ultimi momenti in questo mondo.
Non posso fare niente per cambiare questo, ogni mia azione sarebbe inutile. Avrebbe al massimo l’effetto quello di farmi roteare disordinatamente in aria, ma non mi fermerebbe e non mi riporterebbe su. E, in qualsiasi posizione avverrà l’impatto, da quest’altezza sarà fatale.
Ormai il terrore ha ceduto il passo alla rassegnazione, poi alla tristezza, e adesso ad un’attesa piene di ansia. Ma la progressione non è irreversibile e ogni tanto le emozioni ritornano indietro. Non so da quanto tempo stia cadendo: potrebbero essere pochi attimi, come interi minuti. Mi pare che sia da tutta la vita, che non abbia mai fatto altro finora.
Le persone e le auto diventano sempre più grandi mentre si avvicinano. Prima erano come piccole formiche e per un istante, perso nei miei pensieri, l’avevo trovato bello. Avevo avuto l’impressione che l’impatto non sarebbe mai avvenuto. Sembrava tutto così lontano.
Adesso invece capivo che era questione di poco, e che la forza dell’urto sarebbe stata indicibile. Il mio corpo, così fragile, sarebbe andato in mille pezzi. Letteralmente. Il terrore tornò ad assalirmi. Piansi.
Riuscivo ora a distinguere i modelli delle auto, e i colori dei vestiti della gente. Ultima fermata, eccomi al capolinea. Nel caos della mia mente, frammenti di tempi passati. Volti, istanti. Non si è davvero felici se non per brevi momenti, che custodiamo nel nostro personale museo dei ricordi. Ed è lì che il cuore tende ad andare nei momenti più bui.
Adesso vedo il terreno farmisi addosso. Come un bacio, non richiesto e non gradito, di cui ci si accorge troppo tardi per respingerlo. Non ho più voglia di gridare, non serve a niente. Sono stanco. Vorrei che questo non fosse il mio destino, ma dal momento che lo è, vorrei solo che la mia fine fosse gentile.
È ineluttabile. Sono ancora vivo, ma so che sto per morire. D’altra parte, è una condizione comune a tutti gli esseri umani. Forse non tutti ne sono pienamente consapevoli, ma nondimeno stanno precipitando. Alcuni se ne accorgono presto, altri tardi e certe persone finiscono addirittura per toccare il terreno ignare, con gli occhi chiusi. Tuttavia, l’epilogo è sempre lo stesso.
Ci siamo, adesso arriva il buio. Il capolinea di un viaggio e l’inizio di uno successivo, in un mondo altro da tutto ciò che è stato. Il tonfo, lo sconcerto, le lacrime. Una cosa inattesa per tutti, eppure mi pare un secolo che sto cadendo. Come tutti.