Se solo potessi, caccerei indietro la mattina, respingerei l’alba crudele che mi assedia. Se solo questa notte potesse non finire mai, e questo attimo potesse essere dilatato fino a divenire eternità.
La tua carne morbida e la tua pelle profumata, queste lenzuola ormai disfatte e un’altro bicchiere di vino. Questo è ciò che mi serve adesso. Nient’altro.
Pura perfezione. Quest’istante dovrebbe essere reso eterno, raffigurato in un’opera d’arte ed esposto in un museo nazionale. La gioia è la più effimera di tutte le emozioni, e proprio per questo la più preziosa.
Ti osservo. Occhi di desiderio, seni di passione. I nostri corpi si muovono nel buio, e io mi sorprendo a guardarci da lontano, così come si osserva lo spettacolo superbo della scogliera contro cui s’infrange l’oceano.
Chiudo gli occhi e ti stringo, non ti lascerò andare via.
Anche se il mattino ci rincorre, noi fuggiremo. L’onda dei nostri fianchi si schianta e si ritira, siamo spuma e battigia. Come l’incessante ritmo della marea. Io e te. Il tempo, indiscreto, l’abbiamo chiuso fuori da questa camera.
Istinto e sogno. Ma le luci della notte filtrano dalle veneziane chiuse, ricordandomi che la realtà ci attende, col coltello in mano.
Non ci salveremo dal nostro destino. Domani arriverà e, con esso, la tua partenza. Puntuale e fredda, come un treno in una mattina d’inverno.
Ma non voglio pensarci adesso. Voglio solo continuare a pregare che quest’alba non arrivi mai.