Non posso non pensare all’acqua freddissima del torrente che a breve bagnerà la mia pelle provata dal questo estivo, fastidioso come una zanzara. L’idea stessa del refrigerio è già sufficiente a darmi un po’ di fresco, regalandomi gioia e impazienza d’arrivare.
Lascio la macchina all’ingresso del sentiero, prendo lo zaino ed entro nel bosco. La vegetazione è tanto fitta da sembrare una giungla, l’ombra dei rami verdi mi protegge e mi ristora.
Comincio la discesa, facendo attenzione alle pietre, respirando a fondo l’aria profumata di essenze vegetali e ascoltando i cinguettii che immagino essere le conversazione degli abitanti del luogo. A quei canti s’aggiunge presto quello del torrente.
Un passo dopo l’altro arrivo a incrociare l’acqua che scende ridendo dal monte, attraverso il vecchio ponticello in pietra e comincio a seguire a ritroso il percorso del torrente, lungo i suoi argini rocciosi.
Mi muovo lentamente sulle grandi pietre lisciate dalle piene invernali; l’aria è carica di invisibili goccioline d’acqua, che si mescolano ai profumi del bosco.
Arrivo finalmente alla pozza, azzurrissima e trasparente. Mi tolgo i vestiti, e per un istante mi godo l’abbraccio dell’ombra sulla pelle. Poi mi siedo ed immergo i piedi. Il torrente è talmente freddo da farmi passare immediatamente ogni ricordo di caldo. Mi tuffo. Mi sento stretto e quasi soffocato per un breve momento. Per un breve momento avverto una sensazione di lieve dolore sulla pelle, simile al tocco d’uno spillo, che presto svanisce diventando un bruciore, rigenerante come una caramella alla menta. Infine si dissolve e lascia spazio alla pura gioia. Mi sembra che tutti i miei muscoli siano diventati d’un tratto forti come mai prima d’ora. Ogni centimetro del mio corpo si è spogliato del caldo che fino a poco prima l’assaliva e mi sembra d’essermi appena svegliato come una lunga notte di buon sonno ristoratore. Mi sento felice e di ottimo umore.